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A285 - INFOSTRADA/TELECOM ITALIA-TECNOLOGIA ADSL


COMUNICATO STAMPA


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Provvedimento del 27 aprile 2001


COMUNICATO STAMPA

Condannata Telecom per abuso di posizione dominante nell’applicazione
 delle nuove tecnologie a banda larga

       

        L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nell’adunanza del 27 aprile 2001, ha stabilito che Telecom Italia ha abusato, nell’applicazione delle nuove tecnologie a larga banda ADSL e x-DSL/SDH all’infrastruttura pubblica commutata, della sua posizione dominante nei mercati dell’offerta di connettività su base locale e dei servizi di trasmissione dati e di accesso a Internet.
        Telecom Italia, infatti, detiene una posizione dominante nell’offerta di capacità trasmissiva sulle reti locali, che le deriva dalla sua qualità di monopolista di fatto nell’offerta di circuiti diretti e di gestore unico della rete pubblica telefonica commutata, infrastruttura non riproducibile a livello locale e non ancora disponibile ai suoi concorrenti (in considerazione della mancata operatività delle norme sull’unbundling). Telecom Italia è quindi il principale fornitore di capacità trasmissiva per gli Internet Service Providers e per gli altri operatori di telecomunicazione suoi concorrenti sui mercati dell’offerta di servizi di trasmissione dati e di accesso a Internet all’utenza finale.
        La stessa Telecom, peraltro, detiene una posizione dominante nei suddetti mercati, in considerazione delle sue elevate quote di mercato, della capillarità delle sue reti dati, della titolarità di un marchio diffuso, della capacità di disporre di ingenti risorse tecnologiche e finanziarie, nonché della sua stessa natura di operatore verticalmente integrato.

        Sulla base di una segnalazione di Infostrada, alla quale sono seguite denunce di altri concorrenti, quali Albacom, FastWeb, WIND e l’Associazione Italiana Internet Service Providers, l’Autorità ha esaminato i comportamenti posti in essere da Telecom Italia, già a partire dal 1998, nell’offerta di connettività su base locale e di servizi finali all’utenza business e residenziale basati su tecnologie innovative di accesso e trasporto ATM/x-DSL, riscontrando una serie di violazioni della normativa a tutela della concorrenza.
        L’istruttoria compiuta dall’Autorità ha dimostrato che Telecom Italia ha posto in essere una strategia escludente e discriminatoria  nei confronti dei propri concorrenti, volta all’occupazione anticipata dei segmenti più innovativi nei mercati dei servizi di accesso a Internet e di trasmissione dati, sfruttando illegittimamente la propria posizione di ex monopolista legale della rete pubblica commutata, in un contesto di liberalizzazione dell’offerta di infrastrutture.
        In particolare, Telecom Italia ha offerto, già a partire dalla fine del 1998, servizi di trasmissione dati e accesso a Internet a larga banda attraverso l’applicazione prima di tecnologie innovative ADSL e poi, nel corso del 1999, di tipo x-DSL alla parte distributiva (doppino di rame) della rete pubblica commutata.
        Nello stesso periodo, la società ha rifiutato ingiustificatamente ai propri concorrenti connettività locale utilizzabile da questi per la fornitura di simili servizi. Telecom Italia ha inoltre attuato una politica di commercializzazione all’utenza finale dei propri servizi a larga banda (fra i quali Netway, Big@cces, FastInternet, RING e Full Business Company), senza consentire ai propri concorrenti, attraverso la predisposizione di congrue offerte all’ingrosso, di formulare offerte competitive basate sulle medesime tecnologie, violando così il principio di non discriminazione e quello della parità di opportunità sui mercati, al cui rispetto Telecom Italia è tenuta in virtù delle speciali responsabilità che le derivano dalla sua posizione dominante.

        In sintesi, l’Autorità ha rilevato che Telecom Italia, attraverso l’illegittimo sfruttamento dei vantaggi derivanti dalla posizione di monopolio di fatto nel mercato a monte della fornitura dei servizi di connettività locale, anche grazie alla sua natura di operatore verticalmente integrato nella rete e nei servizi, e in quanto operatore in posizione dominante nei mercati a valle, ha limitato gli accessi ai mercati oggetto dell’istruttoria, impedendo lo sviluppo  tecnologico a danno dei consumatori.
        In considerazione della gravità e della durata delle violazioni riscontrate, poste in essere già dalla fine del 1998 e che si sono protratte in alcuni casi, anche in violazione di disposizioni regolamentari di settore, fino ai primi mesi del 2001, l’Autorità ha complessivamente irrogato a Telecom Italia sanzioni pecuniarie per circa 115 miliardi di lire.

Roma, 2 maggio 2001