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ACCORDO ENEL - ENI


COMUNICATO STAMPA



COMUNICATO STAMPA

Osservazioni sull'accordo tra ENEL ed ENI per la costituzione di una società congiunta nel settore elettrico


        Lo scorso 29 maggio, l'Autorità per l'energia e il gas ha trasmesso all'Autorità garante della concorrenza e del mercato le conclusioni di una istruttoria conoscitiva sull'accordo tra Enel ed Eni per la costituzione di una società congiunta nel settore elettrico. Nella sua risposta del 29 luglio, l'Antitrust ha condiviso l'orientamento adottato dall'altra Autorità, sottolineando che la nuova società risulterà coerente con il processo di liberalizzazione del mercato elettrico solo in quanto Enel ceda poi la propria partecipazione azionaria, secondo modalità definite e in tempi ragionevolmente rapidi.
       
        L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha redatto le proprie osservazioni anche dopo aver incontrato i rappresentanti di Enel ed Eni, per raccogliere la documentazione relativa all'accordo e ascoltare le motivazioni industriali e finanziarie dell'operazione. Di seguito si riporta un'ampia sintesi del documento sottoposto all'attenzione dell'Autorità per l'energia e il gas.

La liberalizzazione del mercato elettrico        
        A parere dell'Antitrust, la possibilità di promuovere una concorrenza effettiva sul mercato elettrico, che non sia limitata alle sole importazioni, comporta fra l'altro la necessità di avviare un processo di cessione del controllo di un certo numero di impianti attualmente di proprietà di Enel. Non è, infatti, realistico ritenere che, nel breve periodo, la promozione della concorrenza nella fase della generazione sia affidata esclusivamente alla installazione di nuove centrali. In tale contesto, in coerenza con lo spirito della liberalizzazione del mercato elettrico promossa di recente dalla Direttiva 96/92/CE, il processo di privatizzazione di Enel deve escludere il rischio di lasciare inalterati gli attuali assetti monopolistici del mercato elettrico italiano . Tale rischio non verrebbe limitato dalla possibilità offerta a una componente della domanda interna (clienti idonei) di rivolgersi direttamente sul mercato se, a livello nazionale, Enel potesse mantenere, per una durata non prefissata, una posizione preminente anche nell'ambito dell'offerta di energia elettrica interessata a servire questo particolare segmento della domanda.

L'accordo Enel-Eni
        In questo quadro si situano le recenti iniziative promosse da Enel. In particolare, il Memorandum d'intesa, sottoscritto lo scorso 5 maggio da Enel spa ed Eni spa, finalizzato alla cooperazione nel settore della produzione di energia elettrica. La costituzione di una impresa comune con Eni consentirebbe ad Enel di disporre di uno strumento societario per la fornitura di energia elettrica sul futuro mercato libero, tale da evitare che esso sia servito solo con importazioni di energia dall'estero. Ultimato il piano di riammodernamento degli impianti conferiti all'impresa comune, essa dovrebbe acquisire una quota intorno al 33% del mercato libero.
        Il Memorandum d'intesa riporta la comune volontà delle due società di estendere la iniziale compagine azionaria. L'ingresso di nuovi soci permetterebbe fra l'altro di reperire, in aggiunta ai flussi di cassa ordinari, i mezzi necessari a portare a termine il piano di investimenti necessari ad ammodernare gli impianti.
        L'apertura del capitale ai terzi potrebbe spingersi fino alla perdita del controllo della nuova società, da parte di uno dei soci originari. Ciò ovviamente sarà possibile solo dopo che il Parlamento recepisca la Direttiva 96/92/CE e venga mutato l'attuale contenuto della concessione a produrre energia elettrica, di recente rinnovata ad Enel.

Il contesto in cui si inserisce l'accordo
        L'Antitrust rileva che l'Italia è importatore netto di elettricità per più di 37 milioni di Kwh, pari a circa il 16% dell'energia elettrica totale richiesta sulla rete Enel; che per il 90% queste importazioni provengono da Francia e Svizzera; che la capacità di interconnessione con l'estero della rete nazionale si presenta, in percentuale della punta massima (24%), inferiore rispetto a quella delle reti della maggior parte degli altri principali paesi europei, e in particolare rispetto a quella dei due paesi citati; che numerosi tra i potenziali clienti idonei ad acquistare energia elettrica nel mercato libero, nazionale e estero, sono insediate nelle regioni del centro-nord, dove esistono vistosi deficit di produzione netta locale di energia elettrica.
        A parità di risorse infrastrutturali (grado di interconnessione e di interoperabilità delle reti, capacità effettiva di trasmissione), nella fase di decollo del mercato libero - fa notare l'Antitrust - è plausibile ritenere che i vincoli tecnici che caratterizzano già ora la capacità di interconnessione del sistema elettrico nazionale possano esercitare effetti restrittivi. Tali effetti potrebbero essere rappresentati dalla limitazione dell'accesso al mercato libero nei confronti di altre imprese estere, generatrici di energia elettrica, che possono presentare eventuali vantaggi di costo offerti.
        E' noto, inoltre, che Enel debba recuperare livelli di efficienza, rispetto a quelli già raggiunti da altre imprese in contesti di mercato improntati da tempo alla concorrenza: ad esempio, secondo le informazioni fornite da Enel, negli Usa si contano in media 75 addetti per centrale ad olio/gas, contro 260 in Italia.
        Enel, infine, essendo titolare sia delle reti di interconnessione con l'estero sia dell'attività di trasmissione, in presenza di simili differenziali di efficienza (che giustificano tra l'altro la convenienza economica delle attuali importazioni), non sembra disporre di incentivi sufficienti ad allontanare il rischio di suoicomportamenti opportunistici nell'ambito dell'attività di interconnessione, in grado di ostacolare o precludere per un certo periodo l'accesso al mercato internazionale per i futuri clienti idonei italiani.

La promozione della concorrenza e la privatizzazione dell'Enel
        In un simile quadro, c'è conseguentemente il rischio che una impresa comune, come quella ipotizzata nel Memorandum di intesa sottoscritto di recente da Enel ed Eni, rappresenti un ostacolo all'introduzione di una concorrenza effettiva sul mercato libero dell'energia elettrica.
        L'unica possibilità di evitare che ciò accada è che, a parità di capacità di interconnessione e di interoperabilità con l'estero delle reti esistenti, Enel esca rapidamente dalla compagine azionaria dell'impresa comune.
        D'altro canto, contestualmente alla liberalizzazione del mercato si dovrà avviare la privatizzazione di Enel. Tale privatizzazione, come ha già avuto modo di sottolineare l'Autorità nella segnalazione dello scorso aprile, dovrà favorire la progressiva crescita del numero di soggetti indipendenti e privati chiamati a partecipare alla fase di generazione di energia elettrica. L'esperienza dei paesi che hanno privatizzato e liberalizzato il settore dell'energia elettrica dimostra, infatti, che, in presenza di una impresa in posizione dominante, un assetto concorrenziale nello stadio della produzione difficilmente può essere raggiunto in tempi ragionevoli affidandosi unicamente all'entrata di nuovi operatori sul mercato.
        Ora, come ha dichiarato Enel Audizione dell'Amministratore Delegato di Enel, Franco Tatò, alla Xa Commissione della Camera dei deputati, seduta del 27 maggio 1997 (Atti Parlamentari, edizione non definitiva)., la creazione dell'impresa comune con Eni rappresenta una occasione per valorizzare gli impianti Enel esistenti, anche sotto il profilo tecnico, in alternativa ai rischi di collocarli sul mercato ad un prezzo inferiore a quello desiderabile.         L'Autorità prende atto di tale impostazione che, al contempo, non appare incompatibile con una cessione della partecipazione azionaria di Enel nell'impresa comune, secondo modalità definite ed in tempi ragionevolmente rapidi. L'uscita di Enel dalla compagine azionaria dell'impresa comune sarebbe, peraltro, pienamente coerente con gli indirizzi contenuti nella lettera inviata dall'azionista al Consiglio di amministrazione Enel nel luglio 1996.
        Verrebbe, inoltre, esclusa per questa via sia l'eventualità che si riproducano in modo surrettizio posizioni dominanti anche sulla porzione nazionale del mercato libero, il cui profilo dovrà essere rapidamente improntato ad apprezzabili dinamiche concorrenziali; sia l'eventualità che il processo di liberalizzazione del mercato venga nei fatti procrastinato, con la conseguenza di impedire la promozione della concorrenza.

Roma, 1 agosto 1997