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I201 - PRODUTTORI DI VETRO CAVO


COMUNICATO STAMPA


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Provvedimento del 12 giugno 1997

COMUNICATO STAMPA

        L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha concluso l'istruttoria avviata nei confronti delle società Avir, Vetrerie Italiane-Vetri, Bormioli e Zignago Vetro, vale a dire le principali imprese produttrici di contenitori in vetro nel mercato nazionale. I comportamenti accertati sono risultati contrari alle regole della concorrenza sancite dalla legge n. 287 del 1990. L'Autorità ha comminato alle vetrerie un'ammenda pari al 3% del fatturato realizzato con le vendite di contenitori in vetro utilizzati dall'industria alimentare (bottiglie e vasi). Le sanzioni sono di 19,22 miliardi per Avir, 12,41 miliardi per Vetri, 3,33 miliardi per Bormioli e 3,09 miliardi per Zignago Vetro.

        L'istruttoria ha preso le mosse dalla decisione delle quattro vetrerie di imporre, dal 1° gennaio 1996, ai propri clienti - le industrie alimentari produttrici di birra, vino, spumante, liquori, olio, aperitivi, passate, marmellate, sottoli, maionese, eccetera - un nuovo meccanismo (più oneroso rispetto al precedente) di addebito degli imballaggi utilizzati per le consegne dei contenitori in vetro agli stabilimenti di confezionamento.

        L'Autorità ha accertato che l'accordo sugli imballaggi era solo una delle forme di coordinamento esistenti fra le vetrerie, che interessavano lo scambio di informazioni e, in ultima analisi, i prezzi sul mercato.

        L'Autorità ha potuto verificare che fin dal 1993 Avir, Vetri, Bormioli e Zignago Vetro hanno modificato il rispettivo comportamento concorrenziale al fine di assicurare una certa stabilità sul mercato del vetro cavo alimentare, che scongiurasse il ripetersi della guerra dei prezzi verificatasi nel corso del biennio 1992-1993 e consentisse un recupero dei margini di profitto (a partire dal 1993, le vetrerie hanno conseguito un significativo aumento degli utili) senza modificare gli equilibri raggiunti.

        In questo contesto si inserisce l'istituzione di un sistema mensile di scambio di informazioni, tramite Assovetro, che ha permesso alle vetrerie di conoscere la produzione e le vendite delle imprese concorrenti e, conseguentemente, le rispettive posizioni di mercato.

        La frequenza mensile dei “contatti” tra le vetrerie a partire dal 1993, anche per la comune partecipazione ad Assovetro, ha costituito un ulteriore elemento qualificante per la valutazione dell'intesa. La ricostruzione degli argomenti trattati in tali incontri ha infatti dimostrato che l'aumento e il progressivo allineamento dei prezzi, nonché il progressivo peggioramento delle altre condizioni contrattuali (in cui si inseriscono gli accordi sugli imballaggi), non sono stati un mero parallelismo di comportamento, ma il frutto di una concertazione illecita tra le vetrerie, consapevolmente perseguita negli anni.

        La gravità di tali violazioni è anche collegata alla struttura oligopolistica dell'industria del vetro, con scarse alternative per le politiche di approvvigionamento degli utilizzatori.

        La natura dei prodotti interessati, inoltre, rende ancora più stringente la dipendenza dell'industria alimentare dalle vetrerie. Per prodotti quali il vino, l'olio di oliva, le passate e la birra, le bottiglie in vetro rappresentano una scelta obbligatoria per ingenti quantitativi di produzione, che non possono essere liberamente “trasferiti” in lattine in alluminio o banda stagnata, nel PET o nei contenitori in cartone accoppiato.

        Anche i consumatori finali hanno indirettamente ricevuto un danno dalle violazioni delle regole della concorrenza poste in essere dalle vetrerie. Il costo del contenitore in vetro, infatti, incide pesantemente sui costi complessivi di produzione: in relazione al valore dell'alimento confezionato, esso può raggiungere o superare la metà dei costi industriali. Ad esempio, nel caso della birra è pari al 46% e in quello dell'acqua minerale al 61% del costo industriale. L'incremento dei prezzi del vetro cavo pertanto può aver avuto un effetto negativo anche sui prezzi al consumo.

        L'Autorità ha ritenuto che l'adozione di tali condotte da parte delle vetrerie abbia dato luogo ad una grave restrizione della concorrenza, pregiudicando in modo evidente il funzionamento di questo mercato a pregiudizio dei consumatori e, per tale motivo, ha deciso di comminare una sanzione pecuniaria a Avir, Vetri, Bormioli e Zignago, per la cui entità ha tenuto conto, oltre che della natura delle infrazioni, anche della loro durata, delle dimensioni delle imprese coinvolte e delle loro quote di mercato.

Roma, 1 luglio 1997